Se pensavi che correre dal divano alla cucina fosse un'impresa, aspetta di mettere le mani (e i riflessi) su Escape From Tung Tung Sahur. Qui non si tratta solo di scappare: devi farti largo saltando da una piattaforma all'altra come se stessi giocando a un super intenso gioco di salta la sedia. Immagina un tapis roulant impazzito, ma con ostacoli che spuntano dal nulla e quell'anomalia chiamata Tung Tung Sahur che ti fa sudare più di una maratona in pieno agosto.
La magia di questo runner-platformer sta tutta nelle meccaniche di salto semplici da padroneggiare con un solo tocco o un tasto, ma difficilissime da perfezionare. Ti ritroverai a premere “spazio” o a tappar sullo schermo con la speranza che la tua tempistica sia impeccabile, perché ogni salto è come cercare di far entrare l’ultimo pezzo di un Tetris di piattaforme sempre diverse. E fidati, appena pensi di averci preso la mano, boom! Il livello si trasforma, le piattaforme cambiano posizione e il tuo tempismo di salto viene messo a dura prova.
Ho provato a fare il furbo e pianificare i salti in anticipo (spoiler: non va molto bene), e mi sono ritrovato a bestemmiare internamente mentre cercavo di evitare voragini e ostacoli improvvisi tipo quando il telecomando scompare, ma senza il comfort di una pausa. E parlando di pausa, non c’è, perché è un gioco che ti spinge sempre a superarti: un salto sbagliato e torni giù come un pancake. Ti capita di sentire il cuore in gola, soprattutto quando la velocità si fa frenetica e il tuo dito sul tasto “salta” deve essere più preciso di un ninja.
Insomma, Escape From Tung Tung Sahur è perfetto se ti piace quel mix di pressioni next-level, riflessi da gatto e quei piccoli momenti di “GG, ce l’ho fatta!” che ti fanno dimenticare le morti precedenti. La cosa bella? Puoi farlo in qualsiasi momento, che tu stia al PC con la freccia su o a gambe incrociate sul cellulare a tap-tap-tap. Se ti piacciono i giochi dove la coordinazione occhio-mano è messa a nudo e il “just one more try” è d’obbligo, beh... preparati a correre non solo con le gambe, ma anche con il cervello. Chi avrebbe mai detto che saltare potesse diventare così... tattico?