Allora, ti presento Monkey Go Happy Escape, quel gioco che sembra la versione videogame di quando perdi le chiavi e ti ritrovi a frugare ovunque, ma con una scimmietta che fa la faccia da funerale degna di un Oscar. Qui il tuo compito è semplice ma non banale: aiutare questa povera primate a ritrovare i suoi amici e, spoiler alert, farla smettere di sembrare appena uscita da una seduta di terapia intensiva emotiva.
Il cuore pulsante del gioco è il suo sistema di point-and-click che ti fa sentire un po’ detective a caccia di indizi – solo che invece di un cappello da Sherlock, hai il mouse. Ti ritroverai a cliccare, trascinare e combinare oggetti come se fossi in una cucina dove ogni ingrediente è un potenziale pasticcio da MasterChef, ma con meno rischio di ustioni. Ogni livello è un piccolo laboratorio di rompicapi che ti sfida a metterti il cappello della creatività, perché niente è mai dove ti aspetteresti (seriously, chi nasconde un indizio dietro al frigo senza dircelo?).
La vera magia, però, sta nell’esplorare questo mondo colorato e un po’ strampalato – pensa a un cartone animato che ha bevuto troppa gazzosa. Gli oggetti interattivi sono ovunque e spesso nascosti in bella vista, come quando cerchi il telecomando e guardi mille volte sul tavolino senza vederlo. La progressione è legata proprio a queste scoperte e a risolvere puzzle che ti fanno grattare la testa (o sbuffare, perché sì, anche i puzzle possono essere un po’ troll). Ogni enigma risolto sblocca nuovi scorci di questa favola digitale, avvicinandoti passo dopo passo a riportare il sorriso sulla faccia del nostro amico peloso.
E poi, chi l’avrebbe detto? Un gioco con controlli così intuitivi che ti dimentichi quasi che stai giocando: clicca, combina, risolvi. Niente combo da memorizzare o tasti da premere in contemporanea come se stessi pilotando un’astronave. Perfetto per chi vuole immergersi in un’avventura leggera ma stimolante, senza prendersi troppo sul serio. Insomma, Monkey Go Happy Escape è quel tipo di gioco che ti fa sentire un po’ genio e un po’ scimmia impacciata, ma alla fine ti regala quella soddisfazione da “GG, l’ho fatto!” che non ha prezzo.