Ok, immagina di essere Baby Hazel, quella piccola peste adorabile con una missione: esplorare un paesello fatato dove tutto è rosa confetto e glitter. Ecco, Baby Hazel Paese delle Fate ti ci butta a capofitto con un sistema di interazione semplice e intuitiva – perché, diciamolo, pure un adulto con tre tazze di caffè alle spalle può cliccare con facilità.
Il gioco ti mette davanti a una serie di quest da vero maghetto in erba: trovare oggetti nascosti come se stessi cercando le chiavi che spariscono sempre sul tavolo, risolvere piccoli puzzle che ti fanno sentire un po’ Sherlock Holmes versione fatina, e persino preparare pozioni magiche (no, niente elisir per diventare immortali, ma quasi). Già, la sfida è capire cosa vuole ogni personaggio fatato – un po' come quando cerchi di capire cosa vuole davvero il tuo gatto quando ti fissa intensamente.
Le meccaniche di gestione delle risorse e cura dei personaggi sono così carine e semplici da far sembrare il multitasking in cucina un gioco da ragazzi. Devi aiutare Hazel a esaudire i desideri delle fate, e ogni missione è come un mini gioco di attenzione e rapidità che ti tiene incollato – tipo quei momenti in cui provi a non far cadere la pizza dal piatto mentre corri verso il divano.
E poi, vogliamo parlare dell’interfaccia coloratissima? È un arcobaleno di dolcezza che fa pensare: “Sì, giocare è un piacere, non un’impresa da nerd incalliti.” Seriamente, il gioco è pensato per i più piccoli, ma fidati, anche tu ti ritroverai a dire “Ancora un livello!” Come quando inizi una maratona Netflix e ti ritrovi alle 3 di notte ancora lì, a combattere contro quella fatina che non vuole proprio collaborare.
In sintesi, Baby Hazel Paese delle Fate ti regala un mix di avventura, logica e cura, tutto condito da una buona dose di magia e un po' di zucchero a velo. Perfetto se vuoi far scoprire ai più piccoli quanto può essere divertente risolvere problemi senza nemmeno alzarsi dalla poltrona. GG, Hazel!