Ok, immaginiamo di avere tra le mani Baby Hazel impara le buone maniere, quel giochino educativo che fa sembrare l’educazione un gioco da ragazzi… letteralmente. Qui, il protagonista non è un eroe muscoloso né un mago con la bacchetta, ma una piccola Hazel, una bimba adorabile che si barcamena tra “per favore” e “grazie” come se fossero boss da sconfiggere. Seriamente, chi l’ha testato? Io ho provato a capire il crafting e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef… ma in questo titolo, niente crafting complicato, solo meccaniche semplici e intuitive adatte ai più piccini (mouse o touchscreen, facile come bere un bicchier d’acqua).
Nel cuore del gioco ci sono una serie di mini-giochi e attività che fanno da palestra sociale per Baby Hazel. Tipo scegliere l'outfit giusto per una giornata con gli amici o preparare la tavola con le buone maniere da manuale. Ti ricordi quando da piccolo ti insegnavano a condividere il giocattolo? Ecco, qui è tutto molto simile, ma con Hazel che ti fa l’occhiolino mentre impari con lei a dire “per favore” senza sembrare un robot. Le situazioni sono così ben orchestrate che quasi ti dimentichi che stai insegnando le basi del vivere civile, mentre Hazel cresce socialmente più in fretta di quanto tu riesca a schivare le notifiche su Discord.
Il vero buff del gioco? Il sistema di interazione che incoraggia la ripetizione positiva e insegna che le buone maniere sono come quei potenziamenti che rendono la vita più facile (e le amicizie più solide). Dalla gentilezza al tavolo fino al gioco con i compagni, ogni gesto di Hazel è un piccolo tutorial su come non fare figuracce a cena (spoiler: niente eruttazioni rumorose, grazie Hazel!). E poi all’improvviso… beh, lascia stare, Hazel è quella che ti fa venire voglia di rigiocarla solo per vedere se riesci a essere più “educato” di lei.
In definitiva, se vuoi un gioco che ti porti indietro ai tempi in cui “buone maniere” era la parola magica e non un meme su internet, Baby Hazel impara le buone maniere è una scelta GG per i più piccoli. Facile da imparare, difficile da odiare, e con quel pizzico di dolcezza che ti fa pensare: “Ma davvero ci insegnavano così da piccoli?” Spoiler: sì, e funziona ancora!