Ok, partiamo subito: se pensi che guidare Baby Hazel nel suo primo giorno di scuola materna sia una passeggiata, beh, preparati a ricrederti! Baby Hazel in età prescolare è questo mix dolcissimo di giochi educativi e simulazione che trasforma il caos della prima scuola in un’esperienza tutta da esplorare (e sì, senza il panico da caffè mancato della mamma). Qui il protagonista è Hazel, una bimba adorabile con più energie di una batteria appena ricaricata, e tu sei il suo assistente personale nel gestire una giornata piena di avventure da mini-maestra.
Le meccaniche sono semplici ma ingegnose, perfette per i più piccoli (e anche per chi vuole fare il tifo da bordo campo). Il gameplay si concentra su una serie di mini-giochi e attività interattive che sono praticamente un corso intensivo di socialità e creatività, senza la noia del banco di scuola. Dalla coloratissima sessione di disegno, dove puoi sbizzarrirti con forme e tonalità come un piccolo Picasso in erba, fino a quelle simpaticissime sfide di gruppo che insegnano a condividere e collaborare (perché si sa, anche l’“io faccio da solo” ha un limite).
Serie domanda: ti sei mai trovato a caccia di quel maledetto pennarello rosso sotto montagne di quaderni? Ecco, qui raccogliere gli oggetti e interagire con l’ambiente è un po’ come questa caccia, ma senza l’ansia, anzi, con la musica allegra e gli effetti sonori che sembrano dire “Dai, ce la fai!”. Il mouse o il touchscreen diventano la bacchetta magica per aiutare Hazel a fare amicizia, completare compiti e, sì, anche a non fare pasticci (ma un po’ di disastro controllato ci sta sempre, no?).
Non manca un sistema di tutorial che spiega tutto passo passo – un tocco gentile per i piccoli gamer alle prime armi, che evita il classico “Seriamente, chi l’ha testato?” alla prima schermata. E fidati, vedere Hazel navigare con te tra così tante attività fa venir voglia di tornare un po’ bambini anche per un momento. Insomma, se vuoi un gioco che unisca il “imparo divertendomi” senza pressioni, questo è un must-have per i più piccoli (e un’ottima scusa per fare il tifo in modalità coach genitore).