Se pensavi che salvare il tuo bambino fosse roba da supereroi con mantello e muscoli giganti, beh, Pop's Quest ti fa fare un bel tuffo… e qualche salto decisamente più complicato. Qui non si tratta solo di correre da sinistra a destra a prendere biscotti: il gioco è un platformer dove devi davvero avere i riflessi di un ninja caffeinomane con la pressione a mille. Muoversi è più semplice di quanto pensi A/D o le freccette sono i tuoi migliori amici ma cercare di non finire infilzato da una trappola o una bestiolina poco simpatica? Quello è un altro discorso.
La vera chicca è il mix perfetto di azione frenetica e platforming preciso: ogni salto ti tiene sulle spine e ti fa sudare più del solito e credimi, ho provato a fare il saltello perfetto con una mano sola, è un disastro epico (da film comico). Poi c’è quel senso di urgenza, e non è solo il timer che ticchetta, ma l’amore disperato di un genitore che ti fa premere quei tasti con la furia di un gamer che ha perso solo cento volte di fila. Chi avrebbe detto che salvare un piccolo essere poteva far saltare più cuori di un’operazione chirurgica?
La difficoltà cresce e ti costringe a memorizzare le mosse come un poemetto epico: tuffati nel livello, schiva, salta, ricominci perché morire è l’unica certezza in questo universo incasinato. Ma poi, dopo mille morti, quando finalmente riesci a superare quel salto o battere quel boss, ti senti tipo il re del mondo, anche se il tuo pollice è in fiamme. Insomma, Pop's Quest non è solo un platform, è una missione che ti ingloba corpo e cuore (letteralmente, perché ti ritrovi con il battito accelerato e il dito dolente). Un gioco che ti scherza addosso e ti fa ridere tra le lacrime ogni volta che premi lo spazio e forse urli pure un po’.