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Baby Hazel Duck Life

4.2/5(voti: 10)📅2018 Dec 10
Baby Hazel Duck Life

Ok, immagina di essere Baby Hazel, quella bambina a cui nessuno dice mai troppo presto per giocare, ma stavolta con un twist: invece di rincorrere farfalle o combinare guai in casa, ti ritrovi a fare il babysitter di un’intera colonia di anatroccoli. Sì, hai capito bene, Baby Hazel Duck Life è quel mix perfetto tra avventura e simulazione che ti fa sentire responsabile... ma senza la noia della vita reale. Tipo quando devi tenere d’occhio i tuoi piani per il weekend e finisci a fare il dog-sitter del vicino, ma qui è tutto più carino e orecchiabile.

Il gameplay si basa su un sistema di interazione intuitivo che anche la tua prozia con zero dimestichezza coi videogiochi capirebbe al volo: click e drag per muovere e coccolare i tuoi anatroccoli, senza stress o combo da imparare a memoria. Ti ritrovi a nutrire i piccoli, lavarli (sì, anche questo è un mini-gioco, tipo spa day ma con piume) e farli giocare, un po’ come quando cerchi di far mangiare le verdure ai bambini — ma qui almeno non ti buttano il broccolo in testa.

La vera chicca? Il sistema di progressione che ti sblocca nuove attività e sfide man mano che vai avanti. Non è il classico “farmaci, aspetta, ripeti”, ma un’esperienza che ti tiene curioso, tipo quando scopri che il tuo anatroccolo preferito può imparare un trucco nuovo e ti senti un po’ il miglior allenatore di animali del mondo. E se ti stai chiedendo che senso abbia tutto ciò, beh, oltre a far fendenti nel mondo virtuale della cura e affetto, impari pure che prendersi cura di qualcun altro richiede pazienza e dedizione. Perfetto, no? Educativo ma senza il sapore di compiti a casa.

Il tutto è condito da una grafica colorata e un sonoro che ti resta in testa tipo hit estiva (e ti ritrovi a canticchiarlo senza nemmeno volerlo). Insomma, se ti piace l’idea di un’avventura soft, senza boss fight spacca-tastiere, ma piena di coccole e mini-sfide, Baby Hazel Duck Life è il gioco per te. Seriamente, chi l’ha testato? Un’esperienza che ti scalda il cuore e ti fa sentire un po’ eroe... anzi, “eroe delle papere”.