Allora, prenditi un momento e immagina di essere un graffitaro super sprintoso, inseguito da un ispettore più ossessivo di quel vicino che ti copia il Wi-Fi. Benvenuto in Subway Surfers Iceland, l’ennesimo capitolo di questa saga endless runner che ormai è come quel caffè del mattino: non puoi farne a meno.
La magia qui sta tutta nel correre all’infinito attraverso paesaggi islandesi da urlo: ghiaccio, città colorate e treni che ti passano vicino tipo “ciao, ci sei ancora?”. Il tuo obiettivo? Scappare dall’ispettore e dal suo cane, con quel senso di “non farmi prendere!” che ti fa sguazzare nelle meccaniche di gioco come un vero professionista del tap & swipe. E sì, il sistema di controllo è una bomba: il personaggio corre da solo, tu devi solo gestire il moto laterale con swipe per evitare treni, ostacoli e quelle cascate di ghiaccio che non ti fanno un favore.
Ora, non credere sia solo correre e basta. Il gioco ti butta addosso un sacco di ostacoli e pericoli che ti faranno mettere alla prova riflessi da ninja. Hai treni che sfrecciano, barriere improvvise, e ostacoli bassi dove devi fare quel classico scivolamento con swipe down, che se sbagli diventi il protagonista involontario di un meme. E poi ci sono i bonus: jetpack, hoverboard e magneti che sembrano usciti da un episodio dei Power Rangers – ti fanno volare sopra i guai o attirano monete come calamite. Insomma, un sacco di modi per sentirti OP per un paio di minuti.
Ho provato a capire il crafting dei power-up e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef… ma la bellezza sta proprio in questo: impari, sbagli, riprovi. La velocità aumenta col passare del tempo, quindi buona fortuna a non schiantarti contro il primo ostacolo! E se sei uno a cui piacciono le sfide, i daily e weekly challenges ti faranno sudare più di una boss fight, con la possibilità di sbloccare personaggi, outfit e hoverboard che fanno sembrare ogni corsa un po’ più cool (perché sì, anche nella fuga si può essere fashion).
In poche parole, Subway Surfers Iceland è quel gioco che ti prende e non ti molla, tra colori che sembrano usciti da un arcobaleno e meccaniche così semplici da imparare ma così difficili da padroneggiare che ti ritroverai a dire “ancora un giro, poi smetto” per ore. Chi l’avrebbe mai detto che correre da un ispettore potesse diventare così soddisfacente? GG, ragazzi, GG.