Se pensi che i giochi di combattimento aerei siano roba da piloti stanchi o da appassionati di vintage, beh, Siberian Strike ti farà ricredere. Questo gioco è come un tuffo nostalgico negli arcade di una volta, ma con quel pizzico di pepe che ti fa sudare sette camicie (sì, anche se stai solo premendo tasti). Qui ti butti a capofitto in battaglie aeree contro boss giganteschi, mezzi volanti così enormi che ti chiederai se non sei finito in un film di Godzilla con gli aerei.
La meccanica di combattimento è frenetica e soddisfacente: devi schivare, sparare e soprattutto imparare a conoscere i pattern di attacco dei boss, perché uno scontro è come una danza frenetica tra te e questi colossi alati. Se sbagli il timing, beh, GG e riprova. E fidati, la prima volta che ti trovi a fronteggiare quegli aggeggi enormi ti sembra di essere un moscerino in mezzo a stormi di aquile arrabbiate.
Non manca poi il sistema di upgrade, che è praticamente il tuo kit di sopravvivenza. Potrai potenziare i tuoi aerei con armi e scudi sempre più tosti, trasformandoti pian piano da pilota meh a vero e proprio asso del cielo. Ho provato a capire il crafting degli upgrade e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef, ma con un po’ di pratica diventa tutto molto più fluido. Seriamente, chi l’ha testato?
E ovviamente, c’è la mitica progressione dei livelli: ogni missione ti mette alla prova con nemici sempre più agguerriti e boss che sembrano usciti da un episodio di Attack on Titan. Raccogliere risorse e potenziamenti è come cercare il telecomando sotto i cuscini del divano – sembra una passeggiata, ma ti ritrovi a girare in tondo finché non trovi quel maledetto oggetto che ti serve. E poi all’improvviso... beh, lascia stare.
Insomma, se ti va di mettere alla prova le tue abilità di pilota digitale in un mix tra vintage e adrenalina pura, Siberian Strike è la tua next stop. Preparati a schivare, sparare e, soprattutto, a divertirti come non mai. E ricorda: la prima boss fight in quell’arena? Diciamo solo che la mia tastiera è quasi volata dalla finestra quando ho capito che dovevo schivare all’ultimo millisecondo. Ah, i bei tempi!