Allora, preparati a infilarti nei circuiti di un robot un po’ confuso ma decisamente tenero: Bots Can Feel Too non è il solito puzzle game dove premi “start” e speri che la fortuna sia dalla tua parte. Qui sei un robot che, sorpresa delle sorprese, cerca di scoprire cosa diamine sono le emozioni — roba da far impallidire anche i manuali di psicologia umana. E sì, in un mondo dove le macchine sono solo utensili da lavoro, tu stai lì a smanettare con il cuore... o almeno ci provi!
Il sistema di gioco ti piace perché mescola logica e avventura in un mix che è come risolvere un cubo di Rubik mentre sei su una giostra impazzita. Devi attraversare livelli pieni di enigmi che ti fanno grattare la testa tipo seriously, chi l’ha ideato?, ma che, una volta sbloccati, ti danno quella sensazione di “GG, ce l’ho fatta!”. Ogni puzzle non è solo un ostacolo, ma un piccolo tassello di questa storia robotica che è, tutto sommato, più umana di quanto pensi. E non è roba da poco, perché capire come funzionano le emozioni di un androide nel 2024... beh, lascia stare!
Ah, e non dimentichiamo il design dei livelli, che è praticamente una passeggiata in un mondo digitale che sembra uscito da un quadro futuristico. I paesaggi sono così belli e rilassanti che ti sembra di fare un weekend spa nel metaverso. E la colonna sonora? Un mix di beats che ti fanno sentire in un film indie, perfetta per accompagnare quei momenti in cui stai lì a pensare “Ma davvero sto facendo puzzle da robot con la voglia di piangere?”.
Se ti ricordi la prima volta che hai provato a capire il crafting in un gioco complesso, qui il tutto è più semplice perché non devi costruire armature, ma la tua stessa anima digitale. E poi c’è quel tocco di magia: interazione con altri giocatori che condividono la tua stessa ossessione per i rompicapi e le emozioni artificiali. Insomma, Bots Can Feel Too è quel titolo che ti fa mettere in pausa il solito sparatutto e riflettere: “Ma chi l’avrebbe mai detto che un robot potesse farti sentire così… umano?”