Allora, preparati a mettere alla prova i tuoi riflessi con Switch Dash, quell’endless runner che sembra semplice ma poi ti incolla allo schermo come la colla a caldo sulla maglietta nuova (e fidati, non è piacevole quando succede davvero). La premessa? Sfrecciare a tutta velocità in un mondo coloratissimo e in continuo cambiamento, saltando, schivando e cambiando corsia come se la tua vita – o almeno il tuo punteggio – ne dipendesse.
Il sistema di controllo è così intuitivo che anche il tuo nonno potrebbe giocarlo senza chiederti aiuto (ma non dirglielo, eh). Basta un tap o un click per far saltare il personaggio o fargli cambiare corsia, e da quel momento in poi è un mix di adrenalina e frenesia, perché gli ostacoli non ti danno tregua e la velocità aumenta più veloce del tuo caffè al mattino. Seriamente, ho provato a capire il ritmo e sono finito a fare mosse che neanche in una lezione di zumba – eppure, quando finalmente sincronizzi il tutto, è praticamente poesia in movimento.
Le meccaniche di gioco ti costringono a restare sveglio: ostacoli generati casualmente, power-up che ti danno quella spintarella in più (invincibilità temporanea o boost di velocità, per esempio) e una costante lotta per mantenere il momentum. Ecco, mantenere il momentum è come cercare di non far cadere il gelato in una giornata calda – ti serve tempismo e una buona dose di fortuna. Ah, e non mancano le gemme e le monete da raccogliere, che fanno sempre piacere, tipo quei soldi che trovi nei pantaloni che non usi da un anno.
In più, c’è quel tocco competitivo con le leaderboard dove puoi sfidare amici (o sconosciuti) e dimostrare chi è il vero maestro del dash. Ti ricordi la prima volta che hai cercato di schivare un ostacolo all’ultimo secondo? Diciamo che la mia tastiera ha rischiato di volare dalla finestra, ma quel momento di GG quando ce l’ho fatta valeva ogni sudore digitale.
Insomma, Switch Dash è quel gioco arcade che ti tiene incollato, ti fa ridere dei tuoi fallimenti e ti fa venire voglia di un’altra partita “solo per vedere se questa volta ce la faccio”. E chi l’avrebbe mai detto che darsi alla pazza corsa potesse essere così soddisfacente?