Ah, Space Invaders Remake, il perfetto mix tra il vintage che ci ha fatto sudare sulle cabine arcade e quel tocco moderno che ti fa pensare “ok, non sono più un ragazzino, ma ce la posso fare”. Ti ritrovi ancora a difendere la Terra da ondate di alieni che scendono a ritmo di marcia militare, ma stavolta con qualche chicca in più per tenerti incollato allo schermo (e alla sedia, perché la tensione si fa sentire).
Il cuore pulsante del gioco è sempre quel sistema di combattimento old school: muovi il tuo cannone laser da una parte all’altra con la tastiera o la tua schermata touch (per i moderni nomadi digitali), e spari come un cecchino con la barra spaziatrice o un tap. Sembra banale? Beh, aspetta di incappare in quelle formazioni di invasori che cambiano velocità più spesso del meteo di aprile. È un po’ come cercare di pescare il telecomando mentre il gatto ti ruba la copertina: semplice sulla carta, caos nella realtà.
Ma qui non si copia e incolla il passato senza un twist! Il remake ti indulge con un albero di potenziamenti invisibile, o meglio, con power-up che spuntano come funghi dopo che riesci a far fuori certi alieni più tosti. Rapid-fire, scudi temporanei, e altre amenità che ti fanno sentire un po’ eroe spaziale e un po’ “buffato” per qualche secondo. Ho provato a capire il crafting di questi bonus e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef delle galassie, ma alla fine, sai che giocare con queste migliorie è un vero spasso.
E poi, la gestione della difficoltà è studiata come una partita a scacchi con un amico sadico: ogni onda fa salire il livello di ansia, con alieni più veloci e schemi più complessi che ti mettono alla prova fino all’ultimo pixel. Prima boss fight? Diciamo che la mia tastiera è quasi volata dalla finestra mentre cercavo di schivare all’ultimo millisecondo. GG, insomma!
In definitiva, se ti serve un break tra una partita da pro e l’altra, o vuoi semplicemente fare una scorpacciata di nostalgia senza annoiarti, Space Invaders Remake è quel classico che torna più fresco di una birra gelata in una giornata d’estate. Chi l’avrebbe mai detto che salvare il mondo potesse ancora essere così OP?