Ok, lasciami raccontarti di Sketchman Gun, quel platform sparatutto che sembra uscito da un quaderno di schizzi – letteralmente. Già, perché il protagonista è un omino fatto di linee scarabocchiate, tipo un disegno che prende vita e si mette a menare fendenti con la pistola. Se pensi che sia roba da bambini, aspetta di affrontare un’orda di nemici che sembrano usciti da un incubo fatto a matita (o pennarello, dipende dal livello).
La vera star qui è senza dubbio il sistema di combattimento: semplice, ma dannatamente soddisfacente. Puoi saltare, scattare, sparare e fare tutto con una fluidità che ti fa venire voglia di fare speedrun. E sì, dovrai proprio affinare quei riflessi da falco perché i livelli sono pieni di ostacoli da schivare e nemici da abbattere prima che ti mandino in game over. Ti ricordi la prima boss fight? Quella in cui la tua tastiera è quasi volata dalla finestra mentre schivavi un colpo all’ultimo millisecondo? Ecco, Sketchman Gun ti regala momenti così – adrenalina pura con un pizzico di “ma perché l’ho fatto?”.
Ma non è solo un balletto di salti e colpi di pistola: la gestione degli upgrade è un piccolo gioiellino. Si raccolgono power-up durante il percorso, che ti potenziano un po’ come se trovassi il caffè giusto la mattina – necessario per sopravvivere. Questi potenziamenti non solo ti migliorano l’arsenale, ma ti danno quel pizzico di vantaggio per buttarti in mischia o far fuori i nemici da lontano come un vero cecchino. Ho provato a capire il crafting e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef, ma fidati, la semplicità del sistema ti salva sempre la pelle.
Il bello è che, nonostante la grafica che sembra uscita da un taccuino di artista un po’ matto, il gameplay è tutt’altro che banale. Tra salti precisi, scatti fulminei e colpi sparati al momento giusto, ti ritrovi incastrato in un loop di “ancora un livello e poi smetto” che tutti i gamer conoscono fin troppo bene. Se cerchi un action-platformer con un twist artistico che non si prende troppo sul serio, Sketchman Gun è la combo perfetta. E poi, diciamolo, chi non vuole sentirsi un piccolo schizzo d’arte che spara e corre a tutta birra?