Ti ritrovi nei panni di un soldato delle forze speciali, ma qui non si tratta di una missione qualunque: benvenuto in Grand Zombie Swarm, dove l’apocalisse zombie è il menu del giorno e tu sei il piatto forte (spero non troppo bruciato).
Il cuore pulsante del gioco è senza dubbio il sistema di combattimento: armati fino ai denti, dal classico fucile d’assalto alle mitragliatrici che sparano come se non ci fosse un domani, e preparati a sparare a tutto ciò che si muove. Ma attenzione, perché non basta premere il grilletto a casaccio. Qui la strategia fa la differenza, tipo quando cerchi di battere un boss e capisci che schivare all’ultimo millisecondo può salvarti la pelle (e la tastiera, che quasi è volata dalla finestra a furia di rage). Ogni tipo di arma ha il suo feeling: alcune sono OP e ti fanno sentire un cecchino infallibile, altre invece ti sfidano a ricaricare al momento giusto, altrimenti... GG per te.
Ah, e la gestione dell’inventario? È un po’ come cercare il telecomando perso tra i cuscini del divano: sembra semplice, ma finisci per trovare di tutto tranne ciò che serve. Devi bilanciare bene le munizioni, medikit e granate perché un attacco a sorpresa di zombie affamati può arrivare quando meno te lo aspetti (spoiler: spesso quando meno te lo aspetti). Ho provato a capire il crafting per creare armi più potenti e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef; comunque, con qualche tentativo si riesce a potenziare il proprio arsenale, e questo dà una soddisfazione che non è roba da poco.
Il gioco ti sfida a sopravvivere a ondate sempre più folli di non-morti, e ogni livello è come quella partita a calcio con gli amici che non finisce mai, solo che qui la palla ti vuole mangiare vivo. Se ti piace il brivido del survival, mescolato a un po’ di azione frenetica e a una sana dose di ma sto gioco è serio?, Grand Zombie Swarm ti farà correre, sparare, e ridere (anche se nervosamente). Se sei pronto a dimostrare che l’umanità può sopravvivere anche alle peggiori apocalissi, beh, comincia a scaricare e… buona fortuna, soldato. Seriamente, chi l’ha testato?