Ah, Connect Four, il nonno dei giochi da tavolo che ti fa sentire un vero stratega senza dover imparare mille comandi da manuale (o fare il solito tutorial che ti addormenta). Qui si parla di un sistema di gioco semplicissimo ma con un cervello dietro che ti farà sudare più di quanto pensavi. Due giocatori, una griglia verticale e una pila di dischi colorati da far cadere – facile, no? Beh, sì, ma provare a infilare quattro gettoni in fila, che sia in orizzontale, verticale o diagonale, è tutta un’altra storia.
Il bello sta proprio nel meccanismo di posizionamento: clicchi sulla colonna che ti ispira di più e... boom, la gravità fa il resto, facendo scivolare il disco nel posto più basso disponibile. Sembra banale, ma se pensi di piazzare il tuo gettone come se stessi mettendo un pezzo di Lego, ti sbagli di grosso. Qui c’è da fare il conto dei rischi, prevedere la mossa dell’avversario e magari anche smettere di pensare a cosa mettere a cena domani, tanto sei già ipnotizzato da quella griglia.
Il vero colpo di genio, però, è nel dover bilanciare attacco e difesa come un equilibrista su una corda. Non basta cercare di fare la tua fila di quattro: devi anche bloccare il tuo avversario senza sembrare un matto paranoico che guarda ogni singola mossa. E quando stai per vincere, ma lui piazza il disco che cambia tutto... beh, GG, sei vivo e vegeto nel loop infinito del ancora una partita.
Ti ricordi la prima volta che hai perso perché quella diagonale a sorpresa ti ha fregato? Ecco, Connect Four è quel tipo di gioco che ti fa sentire sia un genio sia un completo idiota nello stesso giro di lancette. Che tu stia giocando con il mouse o con il touch – sì, pure sul cellulare funziona come una magia – l’esperienza è la stessa: semplice da imparare, difficile da masterare (o almeno da non perdere).
Insomma, Connect Four è quel gioco evergreen che non ha bisogno di effetti speciali o narrazioni epiche per essere OP nel divertimento. Mettiti lì, prova a incastrare quattro dischi e vedrai che, tra una risata e qualche urlo di frustrazione (ma educata, eh), ti ritroverai a chiederti come facevi a vivere senza!