Allora, ti presento Mr Meat House of Flesh, un horror survival che ti fa sudare freddo più di una maratona estiva senza aria condizionata. Praticamente ti ritrovi intrappolato nella casa di Mr. Meat, un macellaio decisamente fuori dal comune (e non nel senso buono). La curiosità qui non è mai stata una virtù: ogni stanza è come quella zia che ti mostra le foto di famiglia, ma con un twist horror che ti fa pensare “meglio non aprire quella porta”.
La meccanica principale è semplice ma letale: scappare. Ecco, facile a dirsi ma tra corridoi strettissimi e puzzle che sembrano usciti da un episodio di Criminal Minds, la fuga si trasforma in un balletto tra stealth e adrenalina pura. Mr. Meat non è tipo da chiacchierare, quindi il gioco ti spinge a muoverti con la grazia di un ninja. Niente scontri diretti, perché se lo affronti, GG, la partita dura meno di quanto ci metti a dire “help!”.
Il gioco adotta una visuale top-down che ti fa sentire un po’ come se fossi un investigatore in un film noir, tranne che l’unico mistero qui è come non farti beccare da quel tizio che sembra uscito da un incubo culinario. La parte stealth è un cult: puoi nasconderti in armadi o sotto i letti (vero, sembra roba da sitcom, ma funziona) e ascoltare ogni suono come se fosse la colonna sonora del tuo incubo personale.
E poi c’è la gestione dell’inventario, che è un po’ come cercare di tenere in ordine la tua scrivania quando sai che alle 3 di notte il macellaio ti sta già fiutando. Raccogli oggetti, risolvi puzzle e usi ogni minimo indizio per scappare da questo incubo di carne e ossa. Ho provato a capire il crafting degli oggetti… beh, diciamo che ho fatto un pasticcio degno di MasterChef ma con meno risultati gustosi.
In definitiva, Mr Meat House of Flesh è perfetto per chi ama quel mix di tensione e “oh no, l’ha sentito!” che non ti lascia respirare. Se sei un veterano dei giochi horror o solo un curioso in cerca di brividi, qui troverai un’avventura che ti tiene incollato allo schermo come se la tua vita dipendesse da ogni passo. Seriamente, chi l’ha testato? Ah già, io. E poi all’improvviso... beh, lascia stare.