Allora, ti presento Kingdom Defense, un tower defense che ti mette nei panni del comandante supremo di un regno fantasy sotto assedio. Sì, quei cattivoni dark stanno bussando alla porta, e indovina un po’? Tocca a te piazzare torri come se non ci fosse un domani, giusto per far capire a tutti chi comanda qui. E no, non puoi semplicemente schiacciare un pulsante e sperare che vada tutto bene: qui si parla di strategia vera, roba da far impallidire anche i giocatori più hardcore.
Il gioco ti mette davanti a un sistema di posizionamento delle torri che è più intuitivo di quanto pensi: clicchi, trascini e bang, torre piazzata! Puoi scegliere tra arceri, maghi e guerrieri, ognuno con i suoi punti di forza e, ovviamente, i suoi difetti (tipo quegli amici che nei videogiochi sono OP ma nella vita reale... beh, lasciamo stare). L’idea è che devi capire bene chi schierare e dove per fermare ondate sempre più cattive di nemici, quelli che sembrano usciti da un episodio di “aiuto, mi stanno invadendo!”
Ah, e c’è il classico tasto “upgrade”, perché se non potenzi le tue torri, preparati a vedere il tuo regno cadere più in fretta di una pizza mal fatta. Le risorse, che guadagni eliminando i nemici, sono il tuo pane quotidiano e devi gestirle come se fossi un contabile sotto pressione (non proprio il massimo della vita, ma necessario).
Il vero sale? I vari tipi di nemici che si presentano con abilità speciali, roba che ti spinge a cambiare tattica come fai con le playlist Spotify durante una serata noiosa. E poi i boss... mamma mia, quei boss! Ti fanno sudare come se fossi in una maratona, e schivare i loro attacchi richiede riflessi da ninja. Seriamente, la mia tastiera è quasi volata dalla finestra alla prima boss fight in arena.
Insomma, Kingdom Defense è un mix perfetto tra narrazione coinvolgente e meccaniche di gioco avvincenti, che ti tengono attaccato allo schermo anche quando il tuo cervello urla “basta!”. Che tu sia un veterano della torre o un novellino curioso, qui trovi quel pizzico di pepe che fa la differenza. Provalo, che poi quando ti dicono “GG” sai di avercela messa tutta.