Allora, ti presento Tiny Rifles, un gioco di strategia tattica che ti butta subito nel vivo di operazioni militari degne di un film di spionaggio, ma senza il rischio di finire in prigione. Qui non si tratta solo di sparare a casaccio (anche se qualche colpo ci scappa), ma di muovere ogni soldato come fossero pezzi di scacchi in una partita che fa sudare più del solito. Ho provato a capire il crafting e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef, ma la vera sfida è tutta nel pianificare le mosse e anticipare l’avversario come un bravo detective in incognito.
La magia di Tiny Rifles sta nel suo sistema di comando semplice quanto efficace: clicchi qua, sposti là, ed evviva, sei il capo di un piccolo esercito che sfida un nemico agguerrito (e pure un po’ permaloso). Devi studiare ogni missione, che passa dal salvare ostaggi a eliminare bersagli super segreti, senza farti beccare e senza mandare a farsi benedire i tuoi soldati. Ti ricordi la prima boss fight in quell’arena? Diciamo solo che la mia tastiera è quasi volata dalla finestra quando ho capito che dovevo schivare all’ultimo millisecondo, ecco, in Tiny Rifles il tempismo e la furtività sono la chiave per non fare una strage (letteralmente).
Il bello è che non ti serve un manuale di 300 pagine per capire come muoverti: il gioco ha un’interfaccia che sembra amichevole, ma non ti fa sconti. Ogni click è un investimento strategico, perché hai risorse limitate e un numero di soldati che non puoi permetterti di sprecare. È un po’ come cercare il telecomando sotto i cuscini: facile da fare, ma occhio a non rompere il divano nel processo. E poi all’improvviso... beh, lascia stare, ti ritrovi a riorganizzare tutta la squadra con la calma di un generale zen.
Insomma, Tiny Rifles non è solo un gioco, è un esercizio di pazienza, ingegno e, perché no, un pizzico di follia tattica. Se ti piace mettere il cervello in modalità “stratega supremo” e non ti spaventa l’idea di dover pensare sempre due mosse avanti, questo titolo è perfetto per te. GG a chi riesce a finire senza perdere nessuno, io sto ancora cercando di capire chi ha deciso che “minimizzare le perdite” era la parte più facile del gioco!