Ok, immagina di entrare in un mondo fatto di colori e dadi, dove ogni lancio è come scommettere su una combo di gelati che non sai se ti farà vincere o solo un bel mal di pancia. Questo è Rubek, un giochino minimalista che ti prende per mano e ti porta a destreggiarti tra più di 70 livelli fatti a mano – sì, mica roba generata dal computer che sembra sempre un rebus da decifrare. Qui il trucco è semplice (ma non troppo): lancia il dado, muovi il tuo cubetto colorato sulla plancia e prova a incastrare i colori giusti come se stessi cercando di risolvere un sudoku con i pastelli. Facile? Macché!
Il sistema di movimento basato sul lancio del dado è come giocare a Monopoli ma senza la noia di finire sempre in prigione. Devi calcolare ogni mossa per portarti al traguardo e, ovviamente, per non rimanere incastrato in qualche angolo di parquet ipercolorato. Oh, e a proposito dei colori: non è solo un arcobaleno casuale, ma un vero e proprio rompicapo dove ogni tono deve incastrarsi alla perfezione, altrimenti ti ritrovi a fare il giro del tavolo come un pirata senza bussola (e con la faccia da “ma che ho combinato?”).
La vera chicca è il puzzle design: ogni stanza è una sfida dove devi fare i conti con la tua capacità di prevedere, pianificare e, perché no, improvvisare un po’ (ho provato a capire il crafting e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef). In più, raccogliendo le stelline – che sono tipo le patatine fritte del gioco, non puoi farne a meno – puoi scalare la classifica mondiale e sfidare altri nerd dei puzzle. Chi l’avrebbe mai detto che lanciare un dado e abbinare colori potesse diventare così competitivo? Prima boss fight? Beh, diciamo che qui la sfida è più mentale che di riflessi, ma non meno frustrante quando realizzi che quella mossa che sembrava geniale in realtà ti ha fregato.
In sintesi, Rubek ti prende per quel suo gameplay semplice da imparare ma difficile da padroneggiare, con un sistema di risoluzione enigmi che ti farà grattare la testa più di una volta, ma sempre con quel sorriso da GG, ce l’ho fatta. Seriamente, chi l’ha testato? Perché certe combinazioni di colori sono più ingegnose di un meme virale!