Ah, Monkey Go Happy Magic, quel gioco che ti fa sentire un po’ detective e un po’ mago, tutto mentre cerchi di tirar su il morale a una manciata di scimmiette tristarelle. Seriamente, chi l’avrebbe mai detto che una serie di puzzle potesse trasformarsi in una missione da “psicologo della fauna scimmiesca”?
La meccanica principale, e cuore pulsante del gioco, è il puzzle solving a livelli che si susseguono come piccoli episodi di una sitcom animalesca. Ti ritrovi a cliccare qua e là con la solita semplicità da “point and click”, ma non lasciarti ingannare: dietro quei click si nascondono enigmi che ti fanno sudare il cervello più di una boss fight. Hai presente quando cerchi il telecomando tra i cuscini del divano? Ecco, qui è un po’ così, ma invece del telecomando devi scovare oggetti e interagire con personaggi buffi sparsi negli scenari coloratissimi.
Interagire con l’ambiente diventa quasi un piccolo rituale: clicchi, combini, esplori angoli nascosti e, a volte, ti capita pure di dover mettere in moto il cervello per abbinare oggetti – roba da far impallidire anche il più agguerrito collezionista di crafting games. E poi, la soddisfazione quando una scimmia finalmente sorride? Priceless.
Il sistema di interazione è talmente intuitivo che persino la mia nonna potrebbe farlo senza chiamare aiuto. Ma attenzione, non pensare che sia “troppo facile” o roba da poco: le sfide si fanno più intricate, con enigmi che richiedono un po’ di creatività (e forse anche qualche consulto col web, dai, non si vive di solo istinto). La varietà di meccaniche – dal semplice clicca e risolvi agli enigmi più stratificati – mantiene il gameplay fresco come una brezza tropicale, il che è perfetto visto che stiamo parlando di scimmie in ambientazioni da fiaba.
E poi c’è la colonna sonora, quella che ti fa venire voglia di canticchiare mentre cerchi di non far esplodere la testa: effetti sonori buffi e musiche allegre che si sposano alla perfezione con l’atmosfera spensierata del gioco. Insomma, Monkey Go Happy Magic è quel gioco che ti fa sorridere mentre fai lavorare le sinapsi, un mix di dolcezza e sfida che, ammettiamolo, ci voleva proprio in mezzo a tante bombe e sparatorie. GG, ragazzi!