Ah, Il viaggio di Emily: se pensavi che le avventure punta e clicca fossero roba da nonni con un mouse, beh, preparati a ricrederti. Qui non si tratta solo di cliccare qua e là come un pollo senza testa—no no—ma di infilarsi in una storia che sembra più un romanzo giallo con un pizzico di “ma come diavolo faccio a risolvere sta cosa?”.
Il cuore pulsante del gioco è senza dubbio il suo sistema di esplorazione e raccolta oggetti. Ti ritroverai a frugare in ogni angolo, tipo detective con la lente d’ingrandimento, alla ricerca di quegli oggetti nascosti che sembrano messi lì apposta per farti sbattere la testa contro il muro. Ma attenzione: non basta prendere tutto ciò che luccica! Devi anche capire dove, come e quando usare ogni singolo pezzo per sbloccare la prossima tappa del viaggio. In pratica, è come fare un puzzle con pezzi che cambiano forma mentre li metti insieme (serio, la mia pazienza è stata messa a dura prova più di una volta).
E poi ci sono i dialoghi, che non sono il solito bla bla bla da NPC buttato lì per riempire il tempo. No, questi sono ben scritti, pieni di spunti e, soprattutto, ti infilano dritte fondamentali per risolvere quegli enigmi che ti fanno grattare la testa come se cercassi di ricordare dove hai messo le chiavi di casa. Insomma, il gioco non ti lascia mai solo, ma non ti prende neanche per mano—ti sfida a ragionare, e questo è un buff molto gradito.
Non posso non menzionare la grafica unica e la colonna sonora, che creano un’atmosfera talmente immersiva che a volte mi sembrava di vivere dentro un quadro animato con sottofondo jazz: rilassante ma con quel pizzico di mistero che ti fa dire “ok, cosa succede dopo?”. Un mix che fa sembrare anche le sessioni più tranquille un’avventura epica degna di un film di Nolan (o quasi).
Se ti piacciono le storie con personaggi interessanti, enigmi che ti fanno sentire un po’ genio e un’interfaccia così intuitiva che persino tua nonna potrebbe giocare senza crashare il PC, Il viaggio di Emily è il titolo perfetto per te. Preparati a cliccare, pensare e—sì—anche a imprecare un pochino, ma con il sorriso sulle labbra. Chi ha detto che risolvere rompicapi non può essere un’esperienza emozionante? GG, Emily, ci sei riuscita!