Ok, immagina di buttarti in un’arena 2D dove i robot sono i protagonisti indiscussi, e invece di una tranquilla passeggiata, ti ritrovi in un vero e proprio Robogeddon di pallottole e salti da platformer. Questo è Bullet League Robogeddon, un action-platformer con un’anima battle royale che ti farà sudare le dita – e forse pure il controller, se non stai attento.
Il cuore pulsante di questo gioco è proprio il suo sistema di combattimento: velocissimo, frenetico, e con una dose di follia robotica che fa sembrare una partita a scacchi un gioco da bambini. Tu e gli altri bot vi lanciate in mappe piene di ostacoli, tesori e trappole, e la sfida è chi riesce a restare l’ultimo in piedi. Ti muovi con un joystick virtuale e hai a disposizione pulsanti per saltare, sparare e scatenare abilità speciali – tutto intuitivo, niente scuse se muori in malo modo (ok, forse un pochino sì).
Raccogliere armi e risorse qui è come cercare il telecomando sotto i cuscini: sembra facile, ma ti ritrovi sempre col rischio di trovare qualcosa che ti serve o, peggio, una trappola pronta a farti fuori. Ogni oggetto ha un suo potere speciale che può cambiare le carte in tavola, quindi devi pensare un po’ come un giocatore di scacchi in crisi d’astinenza da caffeina – solo che con laser e missili. Buff, nerf? No, qui si tratta di adattarsi all’azione che cambia in tempo reale.
E poi c’è il movimento sulle piattaforme: saltare da un livello all’altro, evitare pericolosi ostacoli e schivare i colpi nemici diventa presto una questione di riflessi fulminei. La prima boss fight? Diciamo che la mia tastiera è stata a un passo dal volare dalla finestra quando ho capito che dovevo schivare all’ultimo millisecondo. GG, comunque.
La personalizzazione è un altro plus: puoi scegliere come far apparire il tuo robot e quali armi equipaggiare, così da creare il tuo piccolo incubo metallico personalizzato. Che tu voglia dominare in solitaria o fare squadra con gli amici, il gioco ti regala ore di azione senza pause, con quel mix di strategia e caos che ti fa tornare a cliccare “Play” anche quando il tuo cervello urla basta!. Seriamente, chi l’ha testato? Io già sto pensando alla prossima partita.