Ah, Oggetti nascosti di Pechino, il gioco che ti fa sentire un vero detective senza dover nemmeno lasciare il divano – e fidati, nel 2024 è già un grande risultato! Qui il tuo compito è semplice (o quasi): caccia all’oggetto nascosto in scenari talmente dettagliati che potresti perderci più tempo a guardare i piccioni che a trovare la lista degli oggetti. Seriamente, chi ha progettato quei livelli? Una mappa di Pechino così ricca che quasi quasi ti viene voglia di prenotare il primo volo per la Cina... o almeno di googlare la Città Proibita per capire dove ti trovi.
Il bello di questo gioco sta tutto nel sistema di ricerca degli oggetti. Ti ritrovi a sfogliare scene animate e coloratissime che rappresentano posti iconici – dalla Grande Muraglia ai mercatini più affollati – e devi scovare oggetti che sembrano voler farsi trovare solo se hai occhi da falco. Ti ricordi l’ultima volta che hai perso il telecomando? Ecco, qui è un po’ lo stesso: devi scrutare ogni angolo come se la tua carriera di detective dipendesse da quello. E sì, anche se ti sembra che quei mini-puzzle con le silhouette siano un buff al cervello, in realtà danno un tocco di sfida che evita di annoiarti a morte dopo il terzo livello.
La meccanica di interazione con l’ambiente è talmente intuitiva che pure tua nonna potrebbe giocare senza chiamarti ogni cinque minuti per chiederti “Ma come si fa?”. Un semplice click (o tap, per i pro del touchscreen) e puff, l’oggetto è nelle tue mani. Ma occhio, la pressione del tempo e i moltiplicatori di punteggio ti spingono a diventare velocissimo – niente più scuse per dire che “è colpa del mouse”.
E poi c’è la progressione narrativa, mica roba da poco: sblocchi scene nuove, ti immergi in storie piene di folklore e misteri, e ti senti quasi un esploratore urbano con tanto di cappellino da Indiana Jones, anche se il massimo della tua attività fisica è stata stiracchiare le dita sul mouse. Insomma, un mix brillante di cultura, enigmi e quel pizzico di “gg” che ti fa dire “Ok, un altro livello e poi davvero smetto” – salvo ricominciare subito dopo, ovvio.