Se ti piace l’idea di scorrere il dito sullo schermo come se stessi facendo il moonwalk sulle monete, allora Mini Coins potrebbe diventare il tuo nuovo miglior amico digitale. Qui il gameplay è quanto di più semplice eppure tremendamente appiccicoso ci sia: il tuo compito è guidare il personaggio attraverso una mappa che si fa sempre più ingarbugliata, raccogliendo monete a manetta. Facile? Aspetta che la difficoltà decolla e ti ritroverai a fare zig zag con la stessa grazia di un gatto in equilibrio su una ringhiera. GG, eh?
Il vero cuore pulsante del gioco sta nel suo sistema di controllo swipe: muovi il dito e muovi il personaggio, niente joystick virtuali che ti fanno venire voglia di buttare il telefono dalla finestra (o quasi). La sfida sta tutta nel tempismo e nella precisione, perché più monete prendi, più la mappa si trasforma in un livello di sopravvivenza estrema — pensa a un labirinto di monete, trappole invisibili e curve strette come quelle di una pista di Formula 1. Ho provato a capire il crafting e ho finito per fare un pasticcio degno di MasterChef, ma qui niente oggetti da creare: solo tu, il tuo dito e la fame insaziabile di coin.
Non è solo questione di raccogliere metallo luccicante: Mini Coins ti mette davanti a un sistema di progressione dei livelli che ti tiene incollato allo schermo. A mano a mano che accumuli punti, sblocchi nuove ricompense e affronti sfide più toste, una specie di ciclo vizioso che ti fa dire Ancora un giro e poi smetto (spoiler: non smetti mai). E se ti piace personalizzare, beh, la grafica coloratissima e dettagliata è proprio quel tocco che ti fa venire voglia di mostrare il gioco agli amici, anche se poi ti sentirai dire Ma stai ancora con quel giochino?!
Insomma, se ti piacciono i giochi che sono un po’ come cercare il telecomando sotto i cuscini di casa: semplici, ma con qualche sorpresa nascosta, Mini Coins è una scelta che non delude. Pronto a diventare il re delle monete e a far volare il tuo score? Io sto ancora cercando di non far volare il telefono, ma hey, chi l’avrebbe mai detto che strisciare un dito potesse essere così OP?